I rapporti con le aziende mandanti spesso non sono idilliaci e gli agenti di commercio vivono situazioni di disagio, chiedendosi se in esse siano ravvisabili gli estremi del mobbing. Capita, infatti, che gli agenti si trovino, nel mezzo di una trattativa, di fronte ad un accordo per uno sconto stipulato direttamente tra mandante e cliente, con conseguente riduzione delle provvigioni riconosciute all’agente. Ogni qualvolta un cliente diventa importante, l'azienda comunica una riduzione delle provvigioni sulle vendite, se non addirittura il passaggio a cliente direzionale. In più, nella maggior parte dei casi, gli agenti di commercio si vedono costretti a utilizzare gli strumenti informatici aziendali e a partecipare a fiere ed eventi senza alcun rimborso spese. E le richieste di spiegazioni rivolte all’azienda per capire il motivo di certi comportamenti cadono sistematicamente nel vuoto.
Questi sono tutti interessanti spunti di riflessione per analizzare il concetto di mobbing e la sua applicabilità alla professione dell’agente di commercio, visto che ormai il termine è entrato nell'uso comune e viene talvolta utilizzato a sproposito. A livello penale, il reato di mobbing non esiste.
Non esiste in agenzia, perché l'agente non è un dipendente subordinato. L'agente sembra dunque essere alla completa mercé della libertà commerciale della sua mandante. Scopriremo nella puntata di oggi che le cose non stanno proprio così, e che gli strumenti di tutela, seppure più deboli rispetto a quelle dei lavoratori subordinati, esistono anche a difesa della categoria degli agenti di commercio.
Ospiti in studio gli avvocati Lorenzo Bianchi e Valerio Colapaoli.