Davanti ai tuoi colleghi, nella chat di gruppo di WhatsApp, il capo area ti definisce “l’ultima ruota del carro” facendosi beffe di te e del tuo fatturato.
Alle 13:05 torniamo a trattare il tema dell’ingiuria e della diffamazione, cercando di definire cosa può fare un agente di commercio per tutelarsi in situazioni come queste.
Ascolta la puntata in onda sull’app di #RadioAgenti.
Ospite in studio: l’avvocato Valerio Colapaoli, esperto in Diritto Penale.
Il riassunto della puntata:
Sei l'ultimo arrivato in una consistente e competitiva rete vendita. Tra l'altro, in un periodo, come quello recente, gravato da problemi come una pandemia globale e una contrazione enorme dei consumi. Due aspetti che hanno inciso non poco sul lavoro degli agenti di commercio. Per farla breve, a sentir parlare il tuo capoarea, sei “l'ultima ruota del carro” non tanto per il fatto di essere appena arrivato, appunto, quanto piuttosto per il fatturato che produci. Peccato che il capo area non si limiti a dirti questo in privato, ma lo fa davanti a tutti i tuoi nuovi colleghi, in una chat di gruppo in cui sei stato inserito.
I risultati non brillanti portati dal nostro agente di commercio non devono in nessun modo esporlo al ludibrio e alla lesione della sua reputazione: siamo in una chat su un social network, ma ciò è paragonabile a un discorso in presenza.
Il tema dell'ingiuria e della diffamazione è stato trattato di frequente ai microfoni di Radio Agenti perché assai consueto. Ci siamo districati tra reati e presunti tali, come facciamo anche in questa circostanza, ricordando che l'ingiuria è stata depenalizzata rimanendo solo punita come illecito civile, mentre la diffamazione mantiene le sue aspre conseguenze penali.
È diffamazione tutto ciò che sia lesivo della reputazione di un soggetto e che venga diffuso a una platea di persone in assenza dell'interessato. Al contrario, l'ingiuria avviene in sua presenza e viene considerata meno grave, vista la possibilità, nell'immediato, di difesa da parte dell'oggetto dell'ingiuria stessa.
Descrivere l’agente di commercio in maniera offensiva in una chat di gruppo di cui lui stesso è membro è diffamazione o ingiuria? Una sentenza della Cassazione ha chiarito che, anche in analoghe circostanze, si può configurare la diffamazione: l’agente di commercio è sicuramente “presente”, ma la natura stessa della messaggistica istantanea della nota applicazione presuppone la possibilità di una lettura differita. Nel momento dell'invio del messaggio, Leonardo potrebbe non aver letto immediatamente, qui sta il discrimine.
Quindi, la querela è possibile ma a questo punto gli avvocati si pongono qualche domanda: quanto è grave descrivere l'agente come “l'ultima ruota del carro”? Quanto lede la reputazione che, ipotizziamo, anche gli altri colleghi conoscono come l'ultimo arrivato in un frangente complicato? E quanto ferisce quest'affermazione i sentimenti, pure se legittimamente ci lasci contrariati e seccati? Intraprendere un percorso da querelante è estremamente complicato, in quanto arrivare a una sentenza di condanna per diffamazione non è poi così frequente.
Il nostro agente di commercio afferma di sentirsi umiliato, e di certo non si trova in una situazione non invidiabile: potrebbe cercare un dialogo, magari faccia a faccia, con il responsabile di quella che percepisce come un'offesa, evidenziando le difficoltà riscontrate, che non possono far altro che aumentare in assenza di un ambiente lavorativo sereno.