Pietro, ascoltatore di Radio Agenti, interverrà in diretta, nella puntata di Obbiettivo Agenti in onda oggi alle 13:05, per sottoporre il suo caso agli avvocati Lorenzo Bianchi e Valerio Colapaoli.
La domanda che porrà ai consulenti riguarda la possibilità di chiedere alla mandante i danni per averlo letteralmente assillato durante il suo periodo di ferie estive, con telefonate e messaggi WhatsApp infiniti, e per averlo additato sulla chat del gruppo aziendale come uno scansafatiche in vacanza, mentre i suoi colleghi erano regolarmente al lavoro.
Pietro può far valere in qualche modo la sua posizione di libero professionista e quindi libero di decidere come organizzare il suo lavoro? Può citare per danni l’azienda per le pressioni subite?
Il riassunto della puntata:
La storia completa di Pietro, agente di commercio e ascoltatore di Radio Agenti
L'agente, da anni con un mandato di agenzia che gli ha permesso un forte radicamento nel territorio, si è aggiudicato un altro mandato con un'azienda che gli ha proposto un rapporto a termine. L'agente ha accettato, e la situazione si presentava favorevole per ambo le parti. Pietro si aggiudicava un'altra fonte di potenziale guadagno, la mandante si inseriva in una zona in cui non aveva alcuna rete vendita, e partiva da un fatturato pari a zero. Quest'ultima propone un prodotto molto costoso, molto all'avanguardia, e stagionale, con vendite possibili da marzo fino a settembre: questo ha comportato che, per i primi mesi di incarico, Pietro non abbia potuto far altro che “seminare” per la bella stagione, mettendo in piedi una rete vendita e sondando potenziali clienti.
Sullo sfondo di un rapporto che sembra rapidamente incrinarsi con la dirigenza aziendale, Pietro conquista un cliente. Non un cliente qualunque, ma il migliore della regione, che porta velocemente il fatturato, da 0 al 700%. Si arriva ad agosto, quando Pietro decide di concedersi delle meritate ferie. In spiaggia, riceve continui messaggi, con un'insistenza notevole e seccante, su una chat di gruppo con altri colleghi, in cui dall'azienda gli viene recriminato il riposo, a fronte degli altri al lavoro. Finché l'agente non viene costretto dagli eventi ad interrompere la villeggiatura, dovendo presidiare la consegna di una ingente quantità di merce, decisa unilateralmente dall'azienda. A distanza di due giorni, quasi a mo' di punizione, viene inserito nella zona di competenza di Pietro un dipendente aziendale che si reca dai clienti, anche senza coordinarsi con l'agente, ma sulle cui vendite, comunque, Pietro percepisce una percentuale. Al di là dello sgarbo e della mancata comunicazione del cambiamento, l'agente stesso riconosce di non avere alcuna esclusiva nella zona, e che una tale possibilità era comunque contemplata nel contratto.
Pietro vorrebbe chiedere i danni, il suo periodo di riposo è stato irrimediabilmente rovinato da sensi di colpa e accuse lanciate pubblicamente, su un gruppo cui partecipano anche i colleghi. Ma, sulla fattibilità o meno di una causa per danni, l'avvocato Bianchi è cauto come di consueto. Ovviamente, questi ricorda che l'agente è un libero professionista, con il diritto di autodeterminare i momenti di ferie. Per lealtà e trasparenza, con un atto di cortesia, dovrebbe avvisare l'azienda al riguardo, ma nulla di più. Ma, anche se l'azienda si è comportata male, una richiesta di risarcimento danni è difficilmente accoglibile.
Andando ad analizzare altri aspetti, le accuse lanciate nella chat di gruppo, se considerate lesive della reputazione dell'agente, potrebbero configurare la diffamazione; tuttavia, dal racconto di Pietro, non sembrano farlo.