Sempre più spesso nelle pubblicità dei buoni pasto si dà come assodato il fatto che anche i titolari di partita Iva possano utilizzarli per “risparmiare sulla dichiarazione dei redditi investendo in una spesa che ti godi ogni giorno: in pausa pranzo, al bar, al supermercato. Ideale per partite Iva, professionisti, piccole aziende”.
Così recitano le pubblicità!
Un agente di commercio, quindi titolare di partita iva, può comprare i buoni pasto e utilizzarli per le sue pause pranzo detraendone l’iva e deducendone i costi?
Lo chiediamo oggi in trasmissione al dott. Massimiliano Bellucci.
Il riassunto della puntata:
I buoni pasto sono fringe benefits che riguardano i redditi da lavoratore dipendente e sono stati creati per sostituire la mensa nelle aziende. Quindi le imprese possono portarli in deduzione, ma con determinati requisiti e per i loro dipendenti. E va ricordato che hanno comunque un limite di deducibilità esentasse.
Un agente di commercio può portarli in deduzione dalle tasse solo nel caso in cui si abbia un dipendente e inserisca sulla sua busta paga i buoni pasto come fringe benefit, indicando anche il numero di buoni usati.