
Il riassunto della puntata:
Andare al lavoro, ma anche recarsi in un qualsiasi luogo, può comportare, in questo periodo eccezionale, un pregiudizio alla salute. Tanto più grave per talune categorie di persone, visto che i dati raccontano di una maggiore incidenza del Covid19 per chi è afflitto da patologie pregresse.
Ci racconta la sua storia Enzo, un agente monomandatario cardiopatico, che rifiuta categoricamente l'ipotesi di girare in strada a coprire il territorio per fare attività di promozione fino al momento in cui non verrà commercializzato un vaccino. E che quindi vorrebbe comunicare una disdetta, chiedendo consigli su questo agli avvocati consulenti di Obbiettivo Agenti, Lorenzo Bianchi e Valerio Colapaoli.
Colapaoli raccomanda prudenza e cautela. È vero che il diritto agenziale prevede la possibilità di sospendere o chiudere un mandato, senza perdita di indennità, quando ciò dipenda da patologie e infortuni, ma in questo caso la molla che farebbe scattare la disdetta sarebbe non la patologia, ma la paura di contrarla.
Bianchi, dal canto suo, confortato dall'articolo 1751 del Codice Civile, si chiede se sia ragionevole chiedere a un cardiopatico di adempiere ai suoi obblighi contrattuali con quello che è un rischio molto alto. È vero, si tratta di un rischio, non di un qualcosa di concreto, il criterio della ragionevolezza sembra guidare in direzione opposta. Tanto più che, producendo anche la documentazione e i certificati del proprio stato di salute, nessuna azienda potrebbe accollarsi il rischio di causare una patologia potenzialmente letale.
Non è il caso di Enzo, monomandatario. Ma un plurimandatario che ravvedesse una vicinanza con la storia dell'ascoltatore, alla luce di un alto pregiudizio alla salute, non dovrebbe chiudere solo uno o due mandati, ma tutti.